Ex Ferrotel invaso da barboni

La denuncia della popolazione.

Ex Ferrotel invaso da barboni
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Ex Ferrotel invaso da barboni. E' questa la situazione che da mesi vivono i residenti della zona vicina a via Ceresa. Un disagio enorme che denunciano.

Ex Ferrotel invaso da barboni

L'ex Ferrotel e la zona che lo circonda è diventata inavvicinabile, un vero incubo per chi vive lì. Una situazione, quella di via Ceresa, angolo via Caluso, che si può provare recandosi sul posto.

La denuncia

«E’ uno schifo, una vergogna: non si riesce nemmeno più a camminare, lì vicino, per la puzza». E’ unanime, tra i residenti, il coro di protesta per la situazione di degrado nell’area dell’ex Ferrotel di via Ceresa, all’angolo con via Caluso, ormai diventato un ricovero per senza fissa dimora di ogni nazionalità. «Fanno i loro bisogni all’aperto - proseguono - così come buttano tra i rovi vestiti usati e resti di cibo, che attirano i topi. Serve un intervento deciso, non è possibile permettere a queste persone di vivere nel degrado più totale.

Richiesta d'aiuto

I residenti chiedono alle autorità competenti di intervenire. Non solo ripulendo l'area ma trovando una soluzione per questi barboni. Gli abitanti, infatti, chiedono che questi siano allontanati così da far tornare il sereno nel loro quartiere.

Commenti
Simone

da Il samaritano (Da un'intervista di Ivan Illich alla Radio Canadese, 1996)

Simone

'Una trentina di anni fa cominciai a studiare i sermoni, dal terzo secolo fino al diciannovesimo, che trattavano dell'episodio del Buon Samaritano. E scoprii che la maggior parte dei predicatori, quando commentano quel passaggio, lo commentano per mostrare come dobbiamo comportarci verso il nostro prossimo. Ma in effetti questo è l'opposto di quello che Gesù, che raccontò la storia del Samaritano, voleva sottolineare. I farisei vengono a chiedergli: maestro, dicci: chi è il mio prossimo? Non gli hanno chiesto come comportarsi con il prossimo, gli hanno fatto, a bruciapelo, la domanda: chi è la persona che tu chiami 'prossimo'? E lui raccontò loro una storia: un uomo stava andando giù a Gerico, incappò nei briganti, fu picchiato e lasciato lì ferito. Un insegnante passa e va oltre, un prete passa e va oltre, lo vede e continua a camminare, e poi arriva questo straniero, questo estraneo, il nemico tradizionale, e si gira verso di lui, è un girarsi interiore, e lo tira su, lo prende in braccio, e lo porta al sicuro, così Gesù risponde: il mio prossimo è la persona che io decido sia il mio prossimo, non quella che sono obbligato a scegliere, non c'è nessuna possibilità di categorizzare, chi deve essere il mio prossimo. Questa dottrina su chi è il mio prossimo, che questo signore, Gesù, porta nella conversazione, è completamente distruttiva rispetto all'ordinaria decenza, al comportamento etico comune, e ancora oggi è sorprendente come lo era allora. Il maestro disse loro: chi è il tuo prossimo non è qualcosa di determinato dalla tua nascita, dalla tua condizione, dalla lingua che parli, dal popolo di cui fai parte, dall'ethnos, che vuol dire il modo di vivere che ti è diventato proprio, ma dipende da te, tu puoi riconoscere l'altro uomo anche se è fuori dai tuoi confini culturali, è straniero linguisticamente, quello che, per provvidenza o per puro caso, vedi tu, sta lì sdraiato sull'erba lungo la via che stai percorrendo, e puoi creare la forma suprema di relazione, che non è data, una volta per tutte, dalla creazione, ma creata da te.' 'C'è un modo diverso di conoscere, rispetto a quello che è basato sulla mia esperienza centrale e sulle risorse della mia intelligenza: è quello di prendere per certa la parola di qualcun'altro, di cui io mi fido. E' un far sì che la conoscenza basata sulla fiducia sia per me più fondamentale di tutto quel che posso conoscere con la ragione. Ma certo questa è una possibilità quando io credo nell'esistenza della parola di Dio che mi raggiunge, e credo che il tu di cui mi fido è Dio, non tu. Ma questo contagia la mia relazione con te, e mi fa ambire a guardare in faccia le persone con la volontà di prenderle per quel che rivelano di se stesse, non per quello che io so di loro. E questo è difficile da discutere dopo cento anni di Interpretazione dei Sogni...L'assunzione psicoanalitica che io posso aiutarti a scoprire qualcosa di te, comprendendoti in modo più perfetto di quanto tu stesso possa fare, inevitabilmente colora, in forme affascinanti, di alto livello, o in forme molto degradate, trivializzate, la maggior parte delle nostre relazioni ormai. Una delle novità che viene da Lui, che disse vengo per fare nuova ogni cosa, è esattamente quella di trattare l'altro con la volontà di accettarlo per quello che mi dice di sé, perché solo in questo modo posso essere sorpreso da lui, togliendo via la prevedibilità dal viso dell'altro.'

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