San Mauro torna l'incubo dei pedofili

Il racconto del nonno: "Volevano portare via mio nipote"

San Mauro torna l'incubo dei pedofili
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Torna l'incubo dei pedofili a San Mauro.

Pedofili

Torna l’incubo dei pedofili in città e dilaga il tamtam per mettere in guardia dalla possibile presenza di pedofili sul territorio.
Sono infatti passati appena alcuni mesi dall’episodio che aveva portato all’identificazione di un uomo da parte dei carabinieri della stazione di San Mauro.

Il fatto

Venerdì  25 maggio, però, un nuovo caso torna a mettere in allarme il quartiere Oltrepo e le famiglie degli adolescenti che frequentano la scuola Dalla Chiesa.
Mancavano pochi minuti alle 8 quando un ragazzo, studente dell’istituto di via Speranza, è stato avvicinato da una vettura. A bordo due uomini che hanno cercato di avvicinare il giovane, convincendolo a salire in auto.

Il racconto del nonno

A raccontare la vicenda è il nonno del giovane protagonista di questo brutto episodio. Il ragazzo stava quindi percorrendo via Villafranca in direzione via Speranza. Una strada molto stretta, un’unica carreggiata a senso unico che conduce la trafficata via Roma alla strada più periferica dell’Oltrepo. «Le macchina lì, tendenzialmente, vanno piano - racconta l’anziano -. Motivo per cui mio nipote, pur notando questa vettura procedere molto lentamente, non si è insospettito immediatamente. Ha continuato a camminare in direzione della scuola come se nulla fosse, fino a quando il passeggero della vettura non ha abbassato il finestrino».

Il giovane

Prima un fischio, un tentativo di attirare l’attenzione del giovane. Poi una lieve accelerata per affiancare il ragazzo a piedi. «Hanno tirato giù il finestrino - prosegue nel racconto l’uomo - invitandolo a salire in cambio di 5 euro. L’avrebbero accompagnato a scuola ha riferito poi mio nipote impaurito a sua mamma». Tuttavia, il tentativo di convincere l’adolescente ad assecondare le loro richieste non ha funzionato.

Un altro episodio

«Combinazione - continua il nonno - alcune settimane fa era successo un episodio analogo a un suo amichetto. In quell’occasione era stato spiegato a mio nipote cosa fare nel caso in cui si fosse trovato in una simile situazione. Sono raccomandazioni che si fanno frequentemente, specialmente ai giovanissimi che escono per le prime volte da soli, ma l’invito alla prudenza e a fare attenzione non è mai abbastanza. Questa volta però il racconto dei genitori e la raccomandazione ha fatto sì che mio nipote non incappasse in una spiacevole avventura che avrebbe potuto finire in modo tragico».

Il comportamento del ragazzo

Il giovane quindi ha cambiato direzione, cercando di raggiungere via Roma, nel tentativo di tornare a casa, o comunque un punto della strada in cui sarebbe stato più facile attirare l’attenzione e chiedere aiuto. Tuttavia i due uomini a bordo dell’auto, hanno fatto il giro dell’isolato imboccando dapprima via Boves e poi via Papa Giovanni XXIII. E’ proprio all’incrocio con via Villafranca che il ragazzo si è nuovamente trovato di fronte ai due malintenzionati. «Tornando indietro - spiega l’uomo - mio nipote ha fatto il numero di telefono di sua mamma con il cellulare che, fortunatamente aveva con sé. Quando ha incrociato la macchina, preso dallo spavento ha lasciato cadere lo zaino per terra e si è messo a correre verso via Roma. Intanto, mio figlio, suo papà, avvisato di quello che stava succedendo, lo stava raggiungendo in macchina. E’ stato così che l’episodio ha avuto il suo lieto fine».

Il papà

Tuttavia, nonostante i minuti concitati e la prontezza dell’intervento del papà e, al tempo stesso, il sangue freddo del giovane, una volta tornati sul posto per recuperare la cartella, la vettura dei due balordi era già svanita nel nulla.
Il giorno stesso è stata prontamente informata la scuola Dalla Chiesa. Mettendo quindi in guardia i professori sull’accaduto e invitando a spargere la voce tra le famiglie degli studenti. Avvisati anche i carabinieri e la polizia municipale anche se al momento non è ancora stata formalizzata la denuncia, elemento invece centrale per poter permettere alle Forze dell’Ordine di pianificare un’attività di monitoraggio mirata e capillare.

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