Saluggia, i candidati sindaco parlano di lavoro

Mancano ormai solo più quattro giorni alla chiamata alle urne per i saluggesi

Saluggia, i candidati sindaco parlano di lavoro
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Mancano ormai solo più quattro giorni alla chiamata alle urne per i saluggesi

Mancano ormai solo più quattro giorni alla chiamata alle urne per i saluggesi. E, proprio per questa occasione, il nostro giornale aveva organizzato per mercoledì 31 maggio un dibattito nella sala del consiglio.

Tra le tante domande proposte c'è anche quella legata alla disoccupazione. Una donna, infatti, ci ha scritto che è senza lavoro e con una famiglia da mantenere. Lei ha domandato ai due candidati se il Comune potesse fare qualcosa?

«Proprio questa mattina – ha risposto il candidato Firmino Barberis - mi hanno proposto un caso di questo genere. Quando siamo in presenza di disoccupazione non possiamo fare molto. Prima, con i voucher, in qualche modo ci riusciamo, ora che non ci sono più è difficile visto che ci sono nemmeno dati fondi specifici. Il comune non può assumere. Siamo con le mani legate. Io mi trovo a dover affrontare queste situazioni, mettendo a disposizione lo stipendio da sindaco per chi non riesce ad arrivare a fine mese. Abbiamo aziende che mettono in cassa integrazione, che hanno problemi. La soluzione può arrivare solo dal Governo che deve adottare regole in grado di attirare aziende che possano investire. Noi non possiamo fare nulla. Io non prometto ciò che non posso mantenere. Promettere è facile, ma è il dopo che bisogna mantenere».

«E' vero che il comune non può promettere posti di lavoro – spiega Emanuele Pedrazzini - ma può far in modo che nascano. La Regione ha fatto cantieri per i disoccupati, è vero che è una soluzione tampone. Ma si può fare e non è stato fatto, in più un'amministrazione deve essere interlocutore valido per tutte le aziende, anche tramite bandi per far arrivare aziende. Il vecchio programma di Barberis diceva che bisogna attivarsi per far arrivare aziende. In cinque anni non è stato fatto nessun bando. Se dialoghiamo con le aziende del territorio, magari possiamo ottenere che al posto di spostarsi si sviluppino nelle aree pop che abbiamo creato».

 

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