Con la Var il calcio è morto. Evviva il calcio

Domenica, la prima giornata di campionato con la moviola in campo: le partite non saranno mai più come prima

Con la Var il calcio è morto. Evviva il calcio
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Domenica, la prima giornata di campionato con la moviola in campo: le partite non saranno mai più come prima

Così come lo conoscevamo il calcio non esiste più. E’ morto. Quello che è stato inaugurato domenica, innescando un processo irreversibile, è sostanzialmente un altro gioco. Cambia la (dura) vita dei difensori. Che dovranno lavorare molto meno di «mestiere» perché ormai l’occhio elettronico non perdona. Ti castiga, com’è successo ad Alex Sandro contro il Cagliari. E sarà diversa la vita degli attaccanti: prima di scendere in campo dovranno lasciare la cuffia negli spogliatoi, i tuffi in piscina saranno tutti smascherati: quello del Cholito a San Siro, comunque, non lo era.
Partendo dal presupposto che la buona fede degli arbitri non è assolutamente in gioco, sapere che da domenica saranno praticamente infallibili - o quasi: per info chiedere a Mihajlovi? e Pioli - è un po’ come andare a cena con una donna in mini vertiginosa abbinata a un top a scollatura profonda e trasparente; per amor di metafora, mi perdoneranno le tifose per il parallelo sessista.
E’ una lotta impari: giocatori in carne e ossa contro un arbitro uscito dalla play station e telecomandato da dietro le quinte. Un po’ come accadeva ai tempi di Non è La Rai con Ambra Angiolini guidata via auricolare del compianto Gianni Boncompagni; anche in questo caso, per la similitudine, spero di non attirarmi le ira … di Max Allegri. L’errore, non doloso, del fischietto di turno faceva parte dell’imprevedibilità della palla rotonda. Così come Baggio in America (correva l’anno 1994) ha sparato dagli 11 metri nel cielo di Pasadina, sapere che a giudicare un match non sarà più un essere umano, ma un’inquadratura televisiva esclusiva è come togliere al calcio una parte della sua imponderabilità. Vai allo stadio e sai già che in linea di massima, se c’è una big in campo, un rigore lo vedi, che poi venga trasformato è un altro discorso: dipende se c’è Gigi Buffon o Reina in porta, giusto per rimanere ancorati alla prima giornata. Con (il) - (la) Var la partita perde in dinamicità. Il direttore di gara ne diventerà schiavo, succube: non ci sarà metadone che riuscirà a guarire della dipendenza gli uomini di Rizzoli. Anche perché, tutto sommato, domenica si è «scherzato». Cosa succederà quando il campionato entrerà nel vivo e il calendario propone Juventus-Napoli (anche a campi invertiti), Roma-Juventus … e bianconeri contro le milanesi? Si vedranno partite spezzatino. La giacchetta nera più che in mezzo il campo stazionerà nella sua postazione privilegiata in prima fila davanti al monitor, ma non come un abbonato Rai (che non ha i diritti della Serie A) ma come un tesserato Premium o un contrattualizzato Sky. Sarebbe interessante fare una simulazione: i grandi soloni del calcio parlato dello schermo piatto perché non rivedono uno degli ultimi big-match della passata stagione al netto dell’arbitro digitale: cosa ne verrebbe fuori? Chissà… stai a vedere che la prossima mossa, sarà l’introduzione del tempo effettivo e allora sì che dall’eutanasia si passerà alla morte celebrale. A quel punto, insieme al biglietto in curva, la Fifa offrirà anche un sacchetto di popcorn, ovviamente anche quello sponsorizzato. Come è giusto che sia. Il calcio è solo più uno spettacolo televisivo e non è un caso (forse) che nell’etere venga idealmente disegnato un rettangolo per avvertire i tifosi che il grand jury sta decidendo il da farsi. 
Dal «vivo», là dove la voce di Pardo o Caresso non si sente, si è avvertita la sensazione che i classici 90’ (più recupero) abbiano perso di romanticismo. Che il vecchio giocattolo tramandato di padre in figlio ora sia diventato qualcosa di simile a un video-gioco. Digitale. Un’evoluzione. Moderna. E come tutte le novità, allora, benvenuta (o benvenuto) Var.
Maurizio Vermiglio

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