Neonato ucciso | Mamma condannata a 14 anni

Valentina Ventura è stata condannata a 14 anni di carcere con lo sconto di pena previsto dal Rito Abbreviato.

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Neonato ucciso | La mamma condannata a 14 anni.

La sentenza

E' stata condannata a 14 anni di reclusione Valentina Ventura. La donna è la settimese di 35 che è stata accusata di aver lanciato, il 30 maggio 2017, il corpicino del suo neonato dal balcone di casa. La sentenza è arrivata poco dopo pranzo ed è stata pronunciata dal giudice Marianna Tiseo, del Tribunale di Ivrea.

Condannata

Valentina Ventura, che già dalle prime fasi delle indagini e degli interrogatori di garanzia, aveva sostenuto di non ricordare nulla di quanto accaduto dopo il parto è stata condannata. La pena stabilita dal giudice di Ivrea è di 14 anni e tiene conto dello sconto di un terzo della pena previsto dal Rito Abbreviato. La donna assistita dall'avvocato Patrizia Mussano, infatti, aveva chiesto di essere giudicata con questo tipo di "rito speciale".

La battaglia a colpi di perizie

La prima perizia ad essere depositata in sede di dibattimento è stata quella del perito nominato dal Giudice Marianna Tiseo. Il dottor Zanalda, il professionista che aveva più volte incontrato Valentina Ventura in carcere, aveva affermato che al momento dei fatti la mamma non fosse in grado di intendere e di volere. Quella presentata invece dal consulente della Procura, che sosteneva l'accusa nel corso del processo e rappresentata dal Pubblico Ministero Lea Lamonaca, aveva sostenuto l'esatto contrario. Secondo il consulente dell'accusa, infatti, la settimese era perfettamente a capace di intendere e di volere al momento della tragedia.

L'appello

Secondo le prime indiscrezioni l'avvocato Patrizia Mussano, che tutela appunto la posizione della donna settimese, avrebbe già annunciato di ricorrere in appello contro la decisione del giudice. La Giudice Marianna Tiseo, infatti, nonostante il perito da lei incaricato avesse "scagionato", ha invece accolto le richieste della Procura di Ivrea.

La tragedia poco più di un anno fa

E' passato poco più di un anno dalla tragedia che sconvolse Settimo Torinese la mattina dello scorso 30 maggio 2017. Ma lo shock per la morte del piccolo Giovanni Di Settimo è ancora viva nei cuori dei settimesi. In quell'occasione, fecero partire una grandissima catena di solidarietà per sostenere le spese per i funerali.

Il ritrovamento

Fu un giovane operaio di Settimo, Stefano C., ad accorgersi del corpicino del neonato sul ciglio della strada. Il giovane stava rientrando a casa dal turno di notte in fabbrica e fu il primo, insieme a due addetti della raccolta rifiuti in servizio nella zona, ad allertare i soccorsi. Sul posto intervennero, immediatamente, carabinieri e sanitari del 118. Inutile la corsa all’ospedale infantile Regina Margherita. Il neonato morì poco dopo l’arrivo al pronto soccorso, nonostante i disperati tentativi di salvargli la vita.

La commozione

Una folla immensa prese parte ai funerali, celebrati nella chiesa di San Pietro in Vincoli. La città di Settimo decise di “adottare” il bambino, che dunque venne riconosciuto con il nome di Giovanni Di Settimo.  L’Amministrazione settimese, infatti, provveduto a registrare il neonato, che non  era stato riconosciuto né dalla madre né dagli altri componenti del nucleo familiare, allo stato civile cittadino.  Insieme al nome Giovanni, scelto dai medici dell’ospedale infantile Regina Margherita, il Comune scelse “Di Settimo” come cognome. Una scelta che intendeva  sottolineare la vicinanza della città, profondamente colpita da questa vicenda.

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Neonato morto
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Neonato morto

Neonato morto

Neonato gettato dal balcone
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Neonato gettato dal balcone

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